Il vero nemico del tuo risveglio spirituale? Vive dentro di te (e lo conosci molto bene)

Noi stessi

Qual è il nostro nemico numero uno nel percorso spirituale? Quello che si oppone, che ci blocca, che ci ostacola ogni volta che decidiamo di crescere, di meditare, di evolvere?
Siamo abituati a cercarlo fuori: negli altri, nel lavoro, nella mancanza di tempo, nella stanchezza. Ma il vero nemico… è dentro di noi.

Il mio inconscio

Io il mio nemico lo conosco bene. Si chiama Gianluigi Costa. O meglio: si chiama l’inconscio di Gianluigi Costa. Quella parte di me, invisibile ma potentissima, che si manifesta in mille modi, che assume mille volti e che ogni volta prova a sabotarmi. Non per cattiveria, ma per paura.

Il mio inconscio è popolato da tante piccole parti, da tanti schemi mentali, da condizionamenti, da reazioni automatiche. Io li immagino come omini interiori, ognuno con una voce, un’idea, una missione. C’è l’omino che vuole il cioccolato, quello che dice “Non hai voglia”, quello che ti convince che “tanto non serve a niente”, quello che ti fa sentire in colpa, quello che si nasconde dietro l’indolenza, dietro la procrastinazione, dietro il “lo faccio domani”.

Gli schemi mentali

Ogni schema mentale è come un piccolo essere vivente che vuole sopravvivere. Quando iniziamo un percorso spirituale, quando vogliamo cambiare abitudini, meditare, digiunare, fare scelte diverse, questi omini si spaventano. E allora si ribellano.

Avete mai provato a mettervi a dieta? Il primo giorno pensate solo a mangiare. Perché? Perché l’omino del cibo è entrato in crisi! Lui si nutre di gratificazione, di emozione, di zucchero e serotonina. E quando capisce che gli state togliendo il “suo” nutrimento… impazzisce. Vi urla dentro: “Mangia! Molla! Ma che stai facendo?”.
Esattamente la stessa cosa succede con la pratica spirituale.

Il boicottaggio

Quando decidiamo di meditare ogni giorno, questi omini fanno di tutto per distrarci. Ci fanno credere che c’è qualcosa di più urgente da fare. Che possiamo farlo domani. Che tanto non serve. Che non siamo capaci. E piano piano… molliamo. Rimandiamo. Perdiamo il ritmo.

Se perdiamo il ritmo, arriva anche l’omino del senso di colpa. Quello che ti dice: “Vedi? Sei inadeguato. Non sei costante. Non vali abbastanza.”
E così, da un sabotaggio, nasce un altro. Come una catena infinita.

Queste parti interiori sono migliaia. Letteralmente. Sono la somma del nostro passato, delle nostre credenze, delle emozioni represse, delle esperienze vissute. Sono la nostra mente inferiore, l’inconscio, il “vecchio sé” che non vuole morire. Perché sì, cambiare significa morire a qualcosa, lasciare andare, svuotarsi. E l’inconscio ha paura di questo. Preferisce ciò che conosce, anche se non ci fa bene.

E allora che fare?

Ci vuole disciplina. Una forza di volontà che spacca le montagne.
Serve determinazione vera. Quella che ti fa dire: “Lo faccio adesso”. Non domani. Non dopo. Adesso.

Quando arriva il pensiero del rimando, del “non ho tempo”, del “ho altro da fare”, bisogna tirare fuori gli attributi. Le famose “pelotas”, come si dice con ironia.
Sì, perché se non tiriamo fuori la forza interiore, siamo fregati. Oggi rimandiamo, domani rimandiamo ancora, dopodomani abbiamo già dimenticato. E il percorso spirituale si svuota, diventa un ricordo, un’intenzione mai realizzata.

E non solo: si aggiunge frustrazione. Un nuovo omino dentro di noi che si sente fallito, incapace, e che comincia a creare pensieri come: “Non sono buono abbastanza. Non riesco a meditare tutti i giorni. Non riesco a crescere. Non ce la farò mai.”
E sai che succede? Che tutto questo alimenta il gioco dell’inconscio. Una trappola perfetta.

Quindi sì, l’ostacolo più grande siamo noi.
Le nostre mille scuse. La nostra mente che trova sempre un motivo per non fare. La pigrizia, l’indolenza, l’urgenza di fare altro. Ma tutto questo ha un’unica origine: quelle parti di noi che vogliono solo una cosa: impedirci di evolvere.

Perché evolvere significa che loro – gli omini interiori – non avranno più da mangiare. E senza energia, muoiono. E loro non vogliono morire.

Il ritorno a casa

La nostra Anima, invece, vuole una cosa sola: tornare a Casa. Tornare a se stessa. Liberarsi. Evolvere.
Ma è una contro mille. Una voce sottile, contro mille voci urlanti. Per questo serve silenzio, meditazione, forza e costanza.

Non è facile. Ma è possibile. E soprattutto… è l’unico modo per vivere davvero.

Discipline come il Reiki, la meditazione, le pratiche di centratura, ci aiutano a riconoscere questi meccanismi. Ci danno strumenti per riportarci a noi, per fare ordine dentro.
Ma non basta conoscerli: serve applicarli.

Disciplina Spirituale

E qui entra in gioco la disciplina spirituale. Come nelle arti marziali: ordine, rispetto, impegno quotidiano. Serve trattare la nostra pratica come un appuntamento sacro.
Annotala in agenda. Dalle un orario preciso. Non rimandare.
Perché se non forziamo la mano, non andremo da nessuna parte.

La mente troverà sempre mille scuse. È il suo lavoro. Ma il nostro lavoro è non cedere. È dire: “Io oggi medito lo stesso. Anche se sono stanco. Anche se ho poco tempo. Anche se la mente mi dice di no.”

Ogni volta che scegliamo di fare una pratica, stiamo dicendo sì alla nostra Anima. Ogni volta che la evitiamo, stiamo dando ragione a uno dei mille omini dell’inconscio.

E allora, chi vuoi far vincere?

Ricorda: quelle parti non sono la verità. Sono illusioni. Distrazioni. La Matrix della mente. La vera natura di chi sei è molto più profonda, silenziosa, luminosa. È spirituale.

E tu puoi arrivarci.
Ma solo se tiri fuori il cuore, il coraggio e la disciplina.

Se anche tu senti che qualcosa dentro di te ti ostacola, ti sabota o ti fa rimandare sempre il momento di prenderti davvero cura della tua Anima, sappi che non sei solo.
È per questo che ho creato percorsi, incontri e pratiche che aiutano a riconoscere e sciogliere quei meccanismi interiori che ci bloccano e ci impediscono di essere chi siamo davvero.

🌿 Vuoi iniziare o approfondire il tuo cammino spirituale con me?
Scopri i miei corsi, incontri online e percorsi di formazione: