
Riflessioni su potere, paura e libertà
Oggi voglio condividere con voi una riflessione: vi siete accorti che il controllo sta aumentando in modo esponenziale?
Il controllo è sempre stato lo strumento dei potenti: un tempo dei re e degli imperatori, oggi dei governi, delle élite, delle multinazionali. È cambiata solo la forma, ma la sostanza rimane la stessa: controllare l’umanità con strumenti sempre più raffinati e tecnologici.
Naturalmente, ci viene detto che tutto questo avviene “per il nostro bene”. È sempre così: qualsiasi cosa venga imposta, viene giustificata con la scusa del nostro benessere. Ma è davvero così?
Il controllo mascherato da tutela
Se ci pensate, l’idea è questa: “vi controlliamo perché potreste essere dei delinquenti”. Ma allora perché il controllo sembra non riguardare i veri grandi criminali del pianeta, quelli che restano spesso impuniti?
Prendiamo un esempio concreto. Il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, ha installato telecamere a tutte le strade di ingresso nella regione. Queste telecamere sono collegate a un database e a sistemi di intelligenza artificiale che incrociano in tempo reale le targhe delle auto con eventuali mancate revisioni, fermi amministrativi o altre irregolarità. Se la tua auto non è in regola, parte subito la segnalazione alla polizia locale, che ti ferma sul posto.
Tutto, naturalmente, “per il nostro bene”: perché se non hai fatto la revisione sei un potenziale delinquente, addirittura un pericolo pubblico. Certo, ci viene detto che se non hai freni efficienti potresti causare un incidente. Ma davvero chi non ha i freni funzionanti continua a girare tranquillamente?
Oppure pensiamo alla narrativa “green”: l’auto inquina, quindi sei un pericolo per l’ambiente. E ora, con l’idea dei crediti di carbonio, arriveremo addirittura al controllo sulla nostra respirazione. Non scherzo: arriverà la tassa sul respiro. Quando corri o fai attività fisica consumi più ossigeno e produci più anidride carbonica: presto ci sarà un limite annuo e, superato quello, dovremo pagare una tassa.
Moneta digitale e fine del contante
Un altro tema centrale è quello della moneta digitale. Il contante è stato dichiarato “cattivo”, perché favorirebbe l’evasione fiscale. Ma la vera evasione non è quella dell’idraulico che fa un lavoro in nero da 100 euro: il problema sono le multinazionali con sedi nei paradisi fiscali che pagano tasse irrisorie, o non le pagano affatto.
E non solo: i governi stessi stipulano accordi con queste multinazionali per agevolarle ulteriormente. Intanto il cittadino comune, che magari non riesce a pagare le tasse perché deve scegliere se mangiare o versare contributi, viene massacrato. Le tasse in Italia arrivano fino al 78% in certi casi: lo Stato diventa così un socio di maggioranza che non produce nulla ma pretende tutto.
Se sei un grande personaggio, puoi trattare: da 100 milioni di evasione si chiude magari a 20. Ma se sei un povero cittadino con 20 o 30 mila euro di debiti, vieni schiacciato senza pietà.
Chi paga davvero il prezzo del controllo
Il controllo non colpisce mai i potenti. Colpisce sempre i più deboli.
Se sei un libero professionista e hai l’auto intestata alla società, puoi dire che quel giorno non sapevi chi la guidasse. Se invece sei un cittadino qualunque, non hai scappatoie: vieni fermato, multato, perseguitato.
Questo meccanismo è chiaro: il controllo serve a vessare chi non ha strumenti per difendersi.
E così siamo tutti profilati. Da anni ci abituano con le tessere dei supermercati, che non servono solo a darci punti o sconti, ma a registrare cosa compriamo. In questo modo, ogni scontrino viene collegato al nostro nome e sanno esattamente cosa prediligiamo. Ufficialmente, serve a creare campagne di marketing mirate. In realtà, è un altro tassello del grande puzzle del controllo.
Microfoni, telecamere e sorveglianza totale
Oggi non puoi fare un passo senza essere ripreso. Molte telecamere hanno anche microfoni sensibili che captano le conversazioni. I nostri smartphone, inoltre, hanno microfoni sempre attivi: tutto quello che diciamo viene registrato.
Ci viene detto che è per la nostra sicurezza, per intercettare terroristi e criminali. Ma quante rapine o attentati vengono davvero sventati grazie a queste intercettazioni? La realtà è un’altra: il controllo serve a monitorare la società, non a fermare i veri criminali.
Il potere nasce dalla paura
Chi controlla lo fa perché ha paura. Paura di perdere privilegi, paura di perdere potere. È come una persona gelosa che controlla il partner: lo fa per insicurezza, per paura di essere tradita. Allo stesso modo i potenti controllano le masse per paura che ci svegliamo, che ci rendiamo conto della nostra forza.
In fondo, loro sono pochissimi: poche decine di migliaia di persone nel mondo che governano attraverso il controllo, servendosi di milioni di persone al loro servizio. Noi invece siamo miliardi. La loro paura più grande è che le moltitudini si risveglino.
Ecco perché usano la paura come arma contro di noi: paura della multa, paura del pignoramento, paura del giudizio, paura del futuro. Ma è la stessa paura che vivono loro, e da cui sono schiavi.
La vera pandemia: ignoranza e paura
La paura nasce dall’ignoranza, e l’ignoranza è la vera pandemia dell’umanità. È ciò che ha portato al crollo di tutte le civiltà nel corso della storia.
Per questo oggi più che mai dobbiamo essere forti, coraggiosi e consapevoli. Più il controllo aumenta, più dobbiamo capire che chi lo esercita è in realtà debole. E noi possiamo spezzare questo meccanismo con una scelta semplice ma rivoluzionaria: non dare il consenso.
Se siamo soli, il sistema ci schiaccia. Ma se siamo la moltitudine, se decidiamo di non subire più, allora possiamo davvero cambiare il paradigma di tutta l’umanità.
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