Reiki e Silenzio

La Chiave per il Vero Reiki

Shhh. Silence. Silenzio.
Perché Reiki e silenzio?

A volte capita di sentire racconti di allievi che, dopo aver ricevuto sessioni o formazioni di Reiki in altre scuole, arrivano poi a rifare il percorso con me nel Reiki Tradizionale Giapponese. E molti di loro mi raccontano che, durante i trattamenti ricevuti altrove, gli operatori parlavano tranquillamente, convinti che non ci fosse alcun problema nel farlo.

Secondo alcuni insegnanti, infatti, si può conversare durante un trattamento perché — dicono —  l’energia universale, è intelligente e sa da sola dove andare. Quindi, non servirebbe alcuna partecipazione attiva da parte dell’operatore.

Certo, in parte questo è vero: non serve una partecipazione “attiva” nel senso di voler dirigere l’energia. Ma ciò non significa che si possa cadere nella distrazione attiva del chiacchierare di tutto e di niente durante un trattamento. Parlare abbassa le energie, le frequenze e lo stato di coscienza dell’operatore Reiki, riducendo al tempo stesso la capacità ricettiva di chi riceve.

Ricevere Reiki in uno stato di profondo rilassamento permette infatti di aprirsi davvero all’energia. Se, invece, la mente è attiva, in uno stato di veglia e di attenzione verso il dialogo o l’ambiente esterno, la ricezione si riduce drasticamente. E ancora meno funzionale è lo stato di chi pratica: l’operatore Reiki, come ho spiegato tante volte, dovrebbe trovarsi in uno stato meditativo di pace interiore.

Il silenzio come stato di coscienza

Più entriamo nel silenzio interiore — e per farlo serve anche il silenzio esteriore — più accediamo a una profondità meditativa.
In quello stato, le frequenze cambiano, si elevano, e con esse si innalza anche la qualità dell’energia che canalizziamo.

Quando pratichiamo Reiki, la qualità dell’energia trasmessa è direttamente proporzionale al nostro livello di coscienza, al nostro stato interiore, alla nostra pace. L’energia non è mai negativa, fortunatamente, ma può essere di qualità più o meno elevata. E questa differenza dipende dal nostro stato di presenza.

Più siamo in pace, più siamo in silenzio, più entriamo in una dimensione meditativa: e più l’energia che fluisce attraverso di noi avrà frequenze elevate.
Per questo, durante i trattamenti, il silenzio è fondamentale. Parlare, commentare o discutere con la persona trattata — magari dei suoi problemi, o peggio ancora raccontando ciò che “si sente” o “si vede” durante il trattamento — è quanto di meno utile e più controproducente si possa fare.

Il problema dell’ego nel Reiki

Purtroppo, nel tempo, il Reiki che si è diffuso in Occidente è stato in parte modificato e mistificato. Già da chi lo ha portato, la signora Hawayo Takata, e poi ulteriormente da ogni singolo insegnante o operatore che “ci ha messo del suo”.

Oggi, se partecipi a dieci corsi di Reiki diversi o ricevi trattamenti da dieci operatori diversi, noterai differenze sostanziali nel modo in cui viene praticato o insegnato.
Questo accade perché ognuno, consapevolmente o meno, inserisce il proprio ego nel metodo.

E chi è che parla sempre, che ha bisogno di dire la sua, che vuole “aggiungere” qualcosa a una disciplina spirituale perfetta nella sua semplicità? L’ego.
Chi modifica un insegnamento puro, chi ha bisogno di sentirsi importante o speciale per ciò che “sente” durante un trattamento, è sempre guidato dall’ego, non dallo Spirito.

Il vero Reiki: silenzio e resa

Il Reiki, invece, richiede l’esatto opposto: chiudere gli occhi, osservare il respiro, abbandonarsi, arrendersi.
È l’energia che lavora, non tu. Tu sei solo lo strumento, il canale attraverso il quale l’energia universale si manifesta e si unisce all’energia personale della persona trattata.
Sei un ponte. Un tradon tra Cielo e Terra.

Per questo il silenzio non è solo consigliato: è la condizione naturale del Reiki.
Il silenzio è Reiki, e Reiki è silenzio.

Il silenzio come chiave evolutiva

Il silenzio è anche un potente strumento di introspezione.
Grazie al silenzio possiamo osservare noi stessi, riconoscere i nostri limiti, i nostri schemi, le ferite interiori che generano sofferenza. Solo così possiamo prenderne consapevolezza e iniziare un processo di trasformazione.

Il silenzio ci permette di ascoltare la voce più autentica che abbiamo: quella dell’anima.
È nel silenzio che emergono le risposte, la guarigione, la pace.

Ecco perché il silenzio è una delle chiavi più potenti del nostro percorso evolutivo.
E nel Reiki, è fondamentale: senza silenzio, non c’è vera connessione.